Grillini vintage a Firenze?

Prima assemblea nazionale dei transfughi del Movimento cinque stelle. A Firenze: un centinaio di attivisti e una ventina di parlamentari. Ovviamente nell’indifferenza della sinistra antagonista che si direbbe, disinteressata alla imminente ondata Podemos, che investirà anche il nostro Paese, e che, verosimilmente, avrà come referente proprio il movimento nato a Firenze. Peccato. Anche perché, senza una interazione con i movimenti di lotta sviluppatesi negli ultimi mesi, il Movimento nato a Firenze rischia di rifugiarsi nel mero vintage.

Ma andiamo per ordine. Le numerose defezioni che ha conosciuto il Movimento Cinque Stelle (innumerevoli attivisti e 35 parlamentari) si sono concretizzate in evanescenti esperienze: Percorso Comune, Movimento X, Occupy Palco, Rete dei cittadini, Linea Civica, Uno vale Tanto, Cittadini Liberi, Comitato Italiano Popolo Sovrano, Progetto Federale, Progetto X, Occupy M5S, Ilic Decidiamolo Insieme, Amici di Podemos… Unica eccezione Alternativa Libera: 10 parlamentari, coordinati da Walter Rizzetto, e un consistente numero di attivisti. Ed è stata proprio Alternativa Libera a farla da padrona all’assemblea di Firenze (per vedere parte  degli interventi clikkare qui oppure qui). Tutto sommato, a Firenze molti gli interventi interessanti (appena on line metto in questo post pure il mio, così potrete deliziarvi) e che lasciano ben sperare sul futuro di questo movimento. Peccato che in molti di questi si sia scambiato la causa con l’effetto.

La narrazione dominante a Firenze è stata, infatti, quella che a determinare la crisi prima e la dissoluzione poi del Movimento cinque stelle ci sarebbe stata una sorta di involuzione democratica: il progressivo emergere di una folla di arrivisti e cortigiani che, irretendo Grillo, lo ha trasformato, da artefice di una mirabile democrazia digitale, in un satrapo che domina con diktat ratificati da una tenebrosa Rete animata da imperscrutabili “attivisti certificati”. In realtà – con buona pace dell’ex ideologo del Movimento cinque stelle che oggi invoca un “ritorno alle origini” – questa involuzione  non è la causa ma l’effetto di una ideologia tipica di tutti i movimenti nati, non sull’onda di mobilitazioni, ma di mera indignazione; movimenti – guarda caso – tutti capitanati da un incontrastato leader (Pannella, di Pietro, Giannini…)  che sublimando la strategia politica in marketing elettorale ha preteso di aggregare a 360 gradi (“né destra né sinistra”) tutto il potenziale elettorato con un mare di proposte contraddittorie nel quale ognuno può trovare quello che vuole. Il tutto nell’illusione di raggiungere l’agognato 51 per cento.

Va da se che questa impostazione necessita di una assoluta passività degli iscritti al movimento ai quali è riservato un ruolo di tifoseria. Mai e poi mai quello di soggetti attivi che, impegnandosi nei movimenti e contaminandosi con essi, rischierebbe di caratterizzare in un senso o nell’altro quello che deve restare un indistinto contenitore-organizzazione da riempire con nuove adesioni. Stessa sorte per i parlamentari, ai quali, impedito quello che dovrebbe essere il loro vero ruolo – e cioè essere la punta di diamante dei movimenti che a loro afferiscono  – non resta che abbandonarsi a bei gesti o ad avanzare belle proposte, destinati entrambi ad essere archiviati.

Sarà questa la fine anche del movimento nato  Firenze? Forse, no. Anche perché molti interventi hanno evidenziato l’esigenza di aprirsi ai movimenti. Già da subito, prima della prossima convention prevista a Milano tra qualche mese.  Approfitterà di questa occasione la sinistra antagonista? Speriamo di si. Speriamo che non si rifugi negli stessi anatemi e pretese di analisi del sangue che, quattro anni fa, la contraddistinse durante la scesa in campo di Grillo.

E, come sentenzia il mio barbiere, se sono rose fioriranno.

Francesco Santoianni

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