Signori di MSF, stiamo ancora aspettando

thumbtruecut1345889114002_710_472Signori di Médecins Sans Frontières, stiamo (io, come tanti altri) ancora aspettando da voi uno straccio di documentazione che convalidi il vostro comunicato del 24 agosto: 355 persone morte e 3.600 ricoverate con sintomi neurotossici in tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati dalla vostra organizzazione. Un comunicato talmente pieno di incongruenze che non è stato difficile confutare e che ci si aspettava voi smentiste o rettificaste. Così non è stato. E così, anche grazie a voi, la montagna di spazzatura, che sta invadendo il web, ci sta preparando alla guerra.

Guardate, ad esempio, questo video, divulgato in Italia da L’Espresso; ci mostra un cane, verosimilmente randellato a sangue, che sta agonizzando per strada. È la “prova” della immane strage da voi segnalata. Si potrebbero spendere molte parole sull’assurdità di questo video (a cominciare dall’agonia della povera bestia che sta durando da talmente tanto tempo da permettere al gas nervino di disattivarsi e, quindi alle persone di accostarvisi). Ma la questione più importante è un’altra: dove sono i corpi delle 355 persone morte (e delle tante altre, tra i 3.600 ricoverati, verosimilmente decedute in seguito)? Dove sono le testimonianze non anonime dei sopravvissuti, dei parenti delle vittime? Se le avete – signori di Médecins Sans Frontières – tiratele fuori e, così, anche questo video troverà definitivamente la sua “autorevolezza”.

 E guardate pure questo documento. È il rapporto dei servizi segreti francesi pubblicato ieri sul sito dell’Eliseo. Sugli attacchi con gas nervino non riporta nessuna prova; solo, a pagina 7, è citata “come fonte indipendente” – e, quindi, credibile – la vostra organizzazione. Come per il cane, inutile anche qui dimostrare l’avvenuta strage: ci ha già pensato Médecins Sans Frontières.

E di fronte a queste e innumerevoli altre iniziative finalizzate alla guerra alimentate dal vostro comunicato del 24 agosto, voi – il 28 agosto – avete fatto la cosa peggiore: un altro comunicato, che conferma integralmente il primo, e invita il governo degli Stati Uniti e altri governi a non “strumentalizzare”.

Ma strumentalizzare cosa? L’unico giornalista italiano che, finora, si è recato nell’area del presunto attacco chimico non ha trovato nulla, neanche una testimonianza che potesse confermare la strage. Analogo risultato ottenuto – telefonicamente e via mail – da una serie di blogger e siti internet, tra cui il cattolico Tempi (“Bombardamenti col gas nervino? Abito a 500 metri dal luogo degli attacchi e non ho sentito niente.”) Anche io, nel mio piccolo, ho contattato amici, conoscenti, giornalisti, medici che ancora vivono in Siria: nulla. Nessuna notizia della immane strage denunziata da Médecins Sans Frontières.

E allora, signori di Médecins Sans Frontières, cosa intendete fare?

Prima di suggerirvelo, una ipotesi su quello che può essere successo – su quello che può esservi successo – ad agosto. Si tratta di una ipotesi non mia, ma di uno dei pochi giornalisti degni di questo nome: Dale Gavlak (che dalla Giordania collabora da anni con Associated Press) e Yahya Ababneh, uno dei più attenti studiosi di armi chimiche nel conflitto siriano. Un incidente. Un gravissimo incidente in un tunnel usato dai “ribelli” per stoccare le armi, tra cui uno stock di gas velenosi (non nervini) inviati dall’Arabia Saudita. Armi, per intenderci, che i ribelli usano in questo modo e che questa volta hanno maldestramente maneggiato facendosi colpire. Morti, feriti, intossicati, E, con l’uscita di una parte di gas dal tunnel, anche qualche inerme civile coinvolto. C’era l’esigenza di nascondere questo incidente. Quale cosa migliore che coprirlo diffondendo la notizia di un attacco chimico condotto da Assad? Verosimilmente, qualcuno dei vostri tanti collaboratori invischiati con i “ribelli” vi ha telefonato rifilandovi la polpetta avvelenata. Che, come degli ingenui, avete inghiottito e subito divulgato. E ora avete scelto di non di dire alcunché, se non pigolare “al governo degli Stati Uniti e altri governi” le vostre inconcludenti “precisazioni”, verosimilmente nella speranza che la cosa passi nel dimenticatoio.

 Dottoressa Chiara Palombella – Addetta Stampa di “Medici Senza Frontiere” – non metta “pezze peggiori del buco” precisando (dopo aver ribadito che “….purtroppo per motivi di sicurezza – del personale medico e dei pazienti – non possiamo fornire informazioni più dettagliate riguardo le strutture sanitarie dove sono stati ricoverati i pazienti affetti da sintomi neurotossici.), che “Si tratta di strutture nei sobborghi est e ovest di Damasco. (…)”. Complimenti per la sua abilità nel trasformare gli originari “tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati dall’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere” citati nel comunicato di Bernard Kouchner e che nessuno, (mappa di Damasco alla mano) riusciva ad identificare, in evanescenti “strutture”. “Strutture”? Che strutture? Appartamenti? Cantine? Capanni? Dove sarebbero arrivate “3000 persone nell’arco di sole tre ore” e dove sarebbero stati (seppelliti? cremati? ibernati in qualche cella frigorifera…) 355 morti? Sarebbe meglio se lei desse ai tanti sostenitori di MSF che le stanno chiedendo informazioni notizie più convincenti.

Dottor Loris De Filippi – Presidente di Medici Senza Frontiere – so che lei è una persona determinata e impegnata fino allo spasimo nelle, finora, meritorie attività della sua associazione. Non le faccia fare la fine di Amnesty o di Human Rights Watch. Non esiti ad andare a Ginevra, a battere i pugni sulla scrivania di Bart Janssens, direttore delle operazioni di MSF, per chiedere un nuovo risolutivo comunicato.

E lo faccia subito, prima che scoppi la guerra alla Siria.

Dopo sarebbe troppo tardi per chiedere a Obama e a Médecins Sans Frontières di restituire il Premio Nobel per la Pace.

 

Francesco Santoianni

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P.S.

Dopo, dopo la pubblicazione del mio articolo (messo on line il 4 settembre 2013 alle ore 16.13), sul sito di Medici Senza Frontiere è apparso un comunicato (sotto integralmente riportato) nel quale  ci si lamenta di presunte informazioni  “false o male interpretate sulle attività di MSF” circolate sul web e sui social media, che voglio sperare non si riferiscano a quanto da me scritto.

 Segue una singolare dichiarazione sui sintomi provocati da agenti  neurotossici che qui MSF dichiara non sapere da quali agenti possano essere stati provocati; concetto che ritengo ben diverso da quanto lasciato intendere nel comunicato del 24 agosto di Medici Senza Frontiere (che riprende pedissequamente quello di Medicins Sans Frontieres:   “(….) indicano chiaramente l’esposizione di massa ad un agente neurotossico. Ciò costituirebbe una violazione del diritto internazionale umanitario, che vieta assolutamente l’uso di armi chimiche e biologiche”).

Segue una, per me significativa, trasformazione del termine “tre ospedali nel governatorato di Damasco” (della versione del 24) e di “strutture” (riportate nella mail dell’Ufficio Stampa di MSF) che nel comunicato di settembre diventano  “tre cliniche supportate da MSF nel governatorato di Damasco”. Ovviamente su queste “cliniche” MSF non  fornisce, ancora una volta,  alcuna informazione.

Francesco Santoianni

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Comunicato apparso sul sito di Medici Senza Frontiere dopo il 4 settembre

 

“Nei giorni scorsi sul web e sui social media sono circolate informazioni false o male interpretate sulle attività di MSF, dopo quanto dichiarato nel comunicato stampa del 24 agosto in merito ai sintomi provocati da agenti neurotossici.

MSF non è in grado di identificare la causa di tali sintomi riscontrati nei pazienti in tre cliniche supportate da MSF nel governatorato di Damasco, dove l’organizzazione non era e non è direttamente presente e non ha la possibilità né la capacità di determinare o di attribuire responsabilità per l’evento.

Sui siti ufficiali di MSF si trovano le informazioni corrette sulle comunicazioni e le attività di MSF in Siria.”

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